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Tu nella mia mente
di Mika Fusato

Set di 3 libri
Categoria: Light Novel
Formato: 15x21, b/n, brossurato.
25,00 € 26,00 €
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La via dell’Amore è spesso disseminata di ostacoli: niente di più vero per Gabriele e Rebecca divisi da un muro che sembra invalicabile.  
Ma l’Amore può tutto e spingerà i loro cuori ad affrontare l’impossibile pur di stare insieme.
Una storia contemporanea di un Amore maturo, ponderato, sentito e più forte di qualsiasi preconcetto o barriera sociale.



Mika Fusato
presenta
"Tu nella mia mente"
LEGGI L'ANTEPRIMA:
ESTRATTO DAL LIBRO (senza illustrazioni):

Rebecca mi manca terribilmente.
Spigliata, sorridente, vivace.
Ogni volta che entravo nel suo ufficio non potevo evitare di osservarla: a momenti concentratissima sulle sue attività fissava il monitor con piglio severo pronta, però, ad alzare lo sguardo per scambiare una battuta con le colleghe, ridere insieme a loro e risollevare l’atmosfera quando sembrava tutto troppo pacato. Mi confrontavo, per lavoro, con la sua responsabile, ma il mio sguardo andava costantemente a lei. Certamente non si accorgeva che, al mio passaggio, mi attardavo a scrutarla: ogni suo gesto calamitava la mia attenzione. Era spontanea, vivace ed estremamente solare!!! Tutto quello che decisamente a me e al mio carattere schivo, mancava.
Mi attirava, era inevitabile.
Tuttavia… c’erano trent’anni fra di noi.
E io mi riscoprivo perso in una cotta adolescenziale.
Mi rifiutavo di accettare quei batticuori alla mia età: dovevo, forse, credere che la capacità di controllo totale sui miei sentimenti fosse stata, fino a quel momento, soltanto una mia pia illusione?
Necessitavo di oppormi a questa personale e alquanto inopportuna inclinazione con tutte le mie forze, per dar ascolto ai più equilibrati ragionamenti che riuscivo a raccogliere; però, contrariamente a tutti i buoni propositi, appena individuavo una minima occasione, correvo in quell’ufficio per tentare, una volta di più, di esaminare il suo sguardo, osservare le sue movenze, udire ancora quella dolce risata divertita.
E ogni volta la ritrovavo lì, attenta, mentre sollevava gli occhi dal video del terminale, riflettere pensierosa per poi ributtarsi a capofitto sulla tastiera, più sicura di prima.
Mi ammaliava: mi accendeva l’ardente curiosità di conoscere le vie dove correvano i suoi pensieri quando, per qualche istante, lasciava vagare lo sguardo fuori dalla finestra.
Tutto questo trasformava la mia semplice esistenza in un tumulto di sentimenti, peggio che fossi stato un ragazzino svanito. La mia avanzata età, però, continuava a rinfacciarmi quanto potesse essere inopportuno un interesse tanto intenso per una ragazzina di, ahimè, venticinque anni. Dovevo riuscire a staccarmi da questa fissazione, eliminare questi sogni, tornare con i piedi per terra: era necessario!
Riflettevo su tutto ciò mentre, al telefono con Marco, mio fratello, durante la pausa pranzo mi accingevo a cercare un luogo appartato per una conversazione privata.
Nostra madre aveva avuto problemi di salute di recente, e ora viveva da lui il quale, quotidianamente, mi aggiornava sulla sua condizione fisica.
Lei era un’ottantenne in gamba, ma pur sempre un’ottantenne, e pure caparbia, intestardita nel volersi arrangiare nonostante fosse ormai costretta sulla sedia a rotelle. Mantenerla sotto controllo medico, era arduo; tenerla in casa e verificare non facesse più di quanto le fosse necessario, era letteralmente un’impresa titanica. Marco, però, sapeva sempre come prenderla.
Con un carattere simile, forte e testone, ehm, intendevo tenace, la riusciva a gestire meglio di quanto avrei mai potuto fare io. Dalla sua anche il fatto di essere più giovane di me di quasi dieci anni, atletico ed energico come il suo temperamento lo aveva reso da che mi ricordassi. Eh, se avessi avuto io quei dieci anni in meno…  Il divario con Rebecca non sarebbe stato così rilevante. Quarantacinque anni non sono poi tanti: si dice sia la miglior età, in un uomo, di cui anche le ragazze più giovani possono essere attratte. La prestanza combinata all’esperienza data dalla vita… Rebecca lo avrebbe trovato certamente interessante…
…e ci ero ricascato!
Mi ritrovavo nuovamente a vaneggiare su di lei agognando impossibili futuri alternativi.
Ancora una volta, nella mente solo lei!
E d’improvviso eccola lì, davanti a me!

Ero entrato in una saletta abitualmente adibita all’incontro con agenti e fornitori durante l’orario di lavoro, inutilizzata, però, all’ora di pranzo: il luogo ideale dove trovare un istante di privacy per una telefonata personale, appunto ciò che avevo cercato. Le salette erano fornite di un divanetto, oltre che del tavolo con sedie, e lì la trovai, addormentata, rannicchiata sul piccolo sofà, completamente abbandonata fra le braccia di Morfeo.
Notavo, ora, il volto un po’ stravolto, i segni della stanchezza sul viso, il respiro greve di chi è sprofondato in un sonno pesante dato dalla debolezza. Non mi ero mai reso conto prima di come, dietro alla vivacità che sfoggiava, nascondesse invece un notevole affaticamento: ne rimasi basito. Anzi, mi montò un’indignazione irrefrenabile nei miei stessi confronti per come ero stato tanto cieco e superficiale. Nella quiete della stanza, cullato dal ritmo del suo respiro, quasi trasalii quando, d’un tratto, mio fratello al telefono mi rimbeccò per avere un segno di vita dal mio prolungato silenzio. Riportai il cellulare all’orecchio, balbettai qualcosa sul non poter rispondere, e riagganciai.
Per due minuti buoni rimasi col telefono in mano sospeso a mezz’aria, lo sguardo fisso su di lei, senza sapere nemmeno a cosa stessi pensando. Uno stato in cui non ero mai caduto in tutti i miei anni di vita.
Sensazioni travolgenti che nemmeno la giovane età trascorsa da molto, aveva mai saputo offrire al mio cuore. Dei passi al di fuori della saletta mi ridestarono di soprassalto dal limbo dei miei vaneggiamenti e mi resi conto di quanto inopportuna fosse la mia presenza lì!
Senza far rumore, nella speranza o terrore di svegliarla, riaprii la porta e sgusciai fuori, particolarmente attento che nessuno notasse le mie manovre: non sarebbe stata una situazione semplice da spiegare se qualcuno avesse scoperto quella vicenda e lei, ignara, si sarebbe trovata al centro di un pettegolezzo aziendale tutt’altro che lusinghiero!
Mi allontanai in fretta con in cuore il ringraziamento per come quella giornata mi aveva donato un istante dentro un sogno: avevo scoperto un lato di lei che, passando velocemente dal suo ufficio, non avevo mai potuto scorgere.
Allo stesso tempo mi sentii un vero sciocco: pretendere di conoscere una persona, credere di avere un’idea esatta del carattere di qualcuno, solo per aver osservato di sfuggita e da lontano, era stato, da parte mia, una considerazione infantile e immatura, quanto il mio comportamento in tutta quella faccenda. Era stato un duro colpo prendere atto di quanto presuntuoso ero stato.

Quelle nuove informazioni provocarono, purtroppo in me, un turbinio di pensieri fitti che mi impedirono di lavorare per quasi tutto il pomeriggio, o almeno finché un’idea mi balenò alla mente tanto assurda ma illuminante, da non lasciarmi scampo. Mi vergognai di me stesso, del mio raziocinio contorto e del mio cuore impazzito. Tutto mi faceva provare disprezzo per quello che non sarei riuscito a impedirmi di fare: chiedere alla responsabile di lei di mandarmela in soccorso, lavorativo, per la realizzazione di un archivio aziendale dedicato al materiale storico.
La scusa sarebbe stata quella di necessitare di una mente fresca con conoscenza del rispettivo programma informatico, come sapevo essere nelle mansioni di lei, per poter in poco tempo dare forma a un lavoro che, effettivamente, rimandavo da tempo. Mi stupii dell’inaspettata fantasia che avevo sguinzagliato al fine di scovare un presupposto e avvicinarmi realmente a Rebecca; più profondamente, mi infastidiva l’ipocrita scusante dietro
a cui mi stavo nascondendo per raggiungere un secondo scopo: quello di conoscerla di più, conoscerla per davvero e, magari, poterle dare un qualche conforto per la stanchezza che la fiaccava tanto. Riflessioni, ragionamenti e trame che nascevano dalla buona intenzione di esserle utile o dal bisogno di dare pace al mio cuore?
Già! Non volevo credere di poter essere tanto meschino, eppure mi sarei avvicinato a lei, avrei appreso informazioni sue personali e le avrei proposto il mio appoggio: qualsiasi cosa le fosse potuta risultare di sollievo lo avrei fatto. Esigevo di scoprire cosa la facesse soccombere dalla spossatezza, a soli venticinque anni, in un angolino dell’azienda. In qualsiasi modo e per qualsiasi motivo, sarei stato utile a lei, e mi sarebbe bastato! O almeno questa era l’enorme fandonia che mi stavo raccontando. Ma per il momento pareva essermi sufficiente.
Il giorno seguente approntai il primo passo verso il compimento del piano che, nelle ore insonni di quella notte, tenuto in ostaggio dai pensieri, aveva preso forma: dettagli e specifiche spiegazioni avevano trovato una collocazione logica nella storia che dovevo propinare alla responsabile di lei. Tutto doveva apparire alquanto lecito e razionale.
Giunto in ufficio, la mattina, raccogliendo la poca concentrazione rimastami, decisi di apportare l’agognata richiesta senza attendere un solo istante di più: non mi sarei dato pace e non sarei riuscito a lavorare finché non avessi ottenuta la collaborazione che andavo a invocare.
Mi diressi verso l’ufficio di Rebecca, carico di aspettative e teso come un bimbo all’esame di scuola. Passando di là, la mia testa si girò, ovviamente, verso la postazione dove si trovava.
Eccola lì, come sempre: ma ora mi rendevo conto di non averla mai osservata per davvero.
Sempre sorridente, sempre concentrata, sempre attenta, però… le occhiaie si notavano, eccome!
Constatavo anche altri segni di stanchezza più che evidenti: la passata di mano sulla fronte, lo sbattere degli occhi nel tentativo di mettere a fuoco in modo più nitido il monitor del computer, lo sfregarsi il viso per riprendere lucidità… e tutto ciò di primo mattino. Come mi erano potuti sfuggire dei dettagli tanto considerevoli?
Ciò che mi colpì ulteriormente, però, fu passare davanti a lei senza che il mio saluto venisse colto: solitamente era pronta a ricambiare, con la cordialità sua solita, il mio puntuale “buongiorno”, però quella mattina non solo il suo sguardo rimase fisso davanti a sé ma non si mosse pressoché per tutto il tempo, persa fra l’assorta e l’assente.
Convinto ancora di più da quella scena, mi apprestai a porre con fermezza la mia richiesta alla responsabile dell’ufficio che approvò entusiasta: cosciente del fatto che avrebbero goduto anche loro del risultato di quel lavoro, si disse felicissima di “prestare” la sua impiegata per il tempo necessario alla stilatura del tabulato, che si fosse trattato di un paio di giorni o di una settimana. Sapevo già che avrei tentato di allungare i tempi: desideravo facesse un lavoro preciso e completo, certo, però non volevo infliggerle un’ulteriore causa di affaticamento. Ma poi, ovviamente, volevo cogliere quell’unica occasione così adatta per conoscerla da vicino senza apparire un vecchio impiccione. E sì, dovevo rassegnarmi: ai suoi occhi vecchio lo dovevo apparire senz’altro.


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LA SERIE:
di Mika Fusato

Categoria: Light Novel
Formato: 15x21, b/n, brossurato.
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Categoria: Light Novel
Formato: 15x21, b/n, brossurato.
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